Nei pressi di Miano abbiamo coraggio da vendere (oltre che la droga) e proprio per questo abbiamo deciso di inoltrarci in un terreno ostile e non privo di contraddizioni quale quello degli Ultras del Napoli. E abbiamo deciso di farlo dopo Napoli-Sampdoria, il ché ci rende ancora più impavidi.
Nonostante il conflitto di interessi e l’alta probabilità di ritrovarci senza più amici né relazioni di altra natura, andremo avanti nell’analizzare l’interessante creatività di una fede calcistica che ha visto morti, feriti, famiglie distrutte, amicizie infrante e altre cose sgradevoli, che nemmeno nelle Crociate.
Non racconteremo di quando abbiamo preso l’aereo con un gruppo di Ultras intenti a fare il cappottone allo Stuart ogni volta che passava con il carrello delle bevande e nemmeno di quando sono rimasti in piedi a brindare nella fase di atterraggio, palpeggiando le hostess compiacenti, ma ci limiteremo a discorrere amabilmente dei principali tòpoi che caratterizzano una fede calcistica affascinante e inquietante allo stesso tempo.
La nostra unica fede.

Coerenza e mentalità.
Filosoficamente parlando uno dei concetti più complicati mai pensati dall’uomo. In realtà mentalità è già coerenza quindi coerenza e mentalità è una misteriosa tautologia. Sebbene nei pressi di Miano abbiamo avuto serie difficoltà a comprendere a pieno coerenza e mentalità, poiché probabilmente è necessario essere permeati de La nostra unica fede di cui sopra, pensiamo di avere capito che più o meno mentalità è anche alzarsi alle 3 del mattino di sabato, dopo una settimana di lavoro, farsi 15 ore di macchina per arrivare a Monaco di Baviera, andare a guardare la partita senza tessera del tifoso e ripartire subito dopo perché il lunedì mattina si ricomincia a lavorare. Adesso potrebbe sembrare che coerenza e mentalità corrisponda a spirito di sacrificio ma non è così. L’Ultras del Napoli lo fa perché non potrebbe non farlo; non è una scelta. È un cammino a senso unico che non prevede deviazioni. Quello che devia è il tifoso occasionale.
Juve merda.
Come ogni religione monoteista, anche la fede dell’Ultras del Napoli prevede una dicotomia Male-Bene che gli permetta di seguire la retta via e di mantenere il punto attraverso la conoscenza del male e del peccato. Il male è a strisce bianco-nere e si chiama Juventus. Il male in questione ha tutte le caratteristiche per rientrare nella stessa definizione di male:
È ricco
È del nord
È stato immischiato in storie di corruzione
Inoltre, se proprio dobbiamo esprimere un giudizio in merito alla questione Juventus, di certo l’odio viscerale è supportato dal fatto che l’attuale allenatore, Conte, è uno dei primi 5 uomini più antipatici che la storia universale dell’umanità ci abbia mai presentato. Non sappiamo se è per via dei capelli o per la voce querula e roca da attore porno amatoriale ma veramente, se lo incontri per strada e non lo conosci, ti viene da sputargli in faccia a prescindere.

Al di là del risultato.
Al di là del risultato corrisponde un po’ a “in salute e in malattia, quando sarai un cesso inguardabile, finché morte non ci separi”. È l’atto estremo di fede che prevede una totale abnegazione da parte dell’Ultras al risultato negativo della partita.
Il tifoso occasionale.
Il tifoso occasionale in genere:
- Va nei distinti
- Fischia quando il Napoli perde
- Si alza a metà partita e se ne va se il Napoli pareggia
- Raramente va in trasferta e se lo fa si porta quell’ebete della fidanzata che commenta senza capire niente
- Quando il Napoli perde il giorno dopo ci va giù pesante su Fb con offese dettagliate indirizzate all’allenatore, alla Società, a tutti i giocatori fino ad arrivare alla Pizza margherita
- Non si sottopone a pene corporali quali 18 ore di macchina di fila e 2 di sonno
- Scende a compromessi con gli Juventini
- Non è mai stato a Lanciano
- Indossa la sciarpa del Napoli quando va allo Stadio
Un nuovo è più irritante fenomeno è quello molto recente (più o meno da quando il Napoli è tra le prime in classifica) della “tifosa occasionale donna”. Non sappiamo se “la femmina” dell’occasionale faccia così perché voglia sentirsi accettata, per assecondare il proprio fidanzato o per creare un margine di vantaggio in popolarità tra lei e le altre femmine della comitiva (noi la capiamo perché come diciamo sempre nei pressi di Miano parafrasando: “la carne è talmente in abbondanza che si getta mentre il pesce costa molto ed è quasi introvabile”), però se si astenesse dai commenti tecnici il lunedì sarebbe un giorno migliore.
(Certo, riconosciamo - e non comprendiamo - tra queste una percentuale realmente interessata e competente).
La tessera del tifoso: Estranei alla massa
Se c’è una cosa a cui l’Ultras tiene, di sicuro è la propria identità. Oltre a volersi differenziare dal tifoso occasionale, l’Ultras non ha nessuna intenzione di farsi una tessera, ché già è tanto se ti fa vedere la carta di identità all’ingresso dello Stadio. A maggior ragione se a delegittimare il suo ingresso negli stadi di tutto il mondo è stato Maroni. Se pure è vero che nel 90% dei casi hanno le teste rasate o il 'cocco' impregnato di gelatina e sono vestiti con improbabili magliette rosa con scritte tipo: “Maschio Latino 100%”, l’Ultras difende la proprio autonomia e indipendenza con tutta la forza che ha. E noi siamo d’accordo con loro, solo che ci farebbe piacere se invece di dire “Io non mi omoloco”, qualche volta dicessero “omologo”.
