martedì 29 gennaio 2013

L'opinion leader da social network - una nuova categoria dell'Essere



L'essere umano ci pone sempre di fronte a imprescindibili interrogativi e in genere lo fa attraverso Facebook.
Ogni volta che nasce una nuova categoria dell'Essere attraverso un Social network della portata di Facebook, un angelo si spara in bocca, un diavolo si butta da un auto in corsa e Dio si fa un taglietto nuovo sul braccio. Ma andiamo a scoprire perché.
Oltre a Matrix Reloaded e Matrix Revolution, quello di cui questa società non aveva bisogno nella maniera più assoluta è sicuramente dell' Opinion leader su Facebook. Ma ormai ce l'abbiamo e come per RealTime non possiamo fare finta di niente. Lo abbiamo chiamato Opinion leader perché al giorno d'oggi scrivere una parola in inglese ogni tanto renderebbe credibile anche una ricerca sull'omofilia tra i bachi da seta, ma ci siamo intesi che per Opinion leader nei pressi di Miano intendiamo lo scassacazzo su Facebook.
Abbiamo deciso di analizzare (dove per "analizzare" ormai dovrebbe essere chiaro che noi intendiamo "offendere") quello che per noi è il meglio degli Opinion leaders da social network senza giungere ad alcuna conclusione.




Il politically scorrect

È uno veramente interessato alla politica locale e nazionale oltre ad essere un esperto di:
economia,
diritto,
psicologia dinamica,
mala sanità,
calcio,
sviluppo ecosostenibile,

Quello su cui si fonda tutto il suo sapere è un unico principio: dire esattamente il contrario di quello che il buon senso e l'ovvietà dell'ovvietà della realtà ti porterebbe a dire a prescindere dall'argomento. L'equivoco su cui si fonda tutto il suo essere è dato dal fatto che per il politically scorrect "iniziare una polemica sterile" equivale a "manifestare intelligenza". Non sa, o almeno non si è reso conto, che quello che fa lui su Facebook è quello che nostro nonno fa fuori al bar dello Sport da quando è andato in pensione (poveretto). Comunque a noi dei pressi di Miano non ci preoccupa tanto il politically scorrect, che è comunque un esercizio di stile, ma quello che più ci preoccupa sono i 780 commenti che scaturiscono dal suo post perché c'è sempre un pollo che ci casca e che comincia una questione inutile, fomentando il politically scorrect e incoraggiandolo inconsapevolmente verso la stesura del suo nuovo, inutile, post.
Grazie, davvero.



La bestia di Satana

Della bestia di Satana sappiamo ben poco se non che è ateo. A noi, come a tutti voi, verrebbe da dire "e 'sti cazzi " ma lui non ce lo concede perché deve inesorabilmente romperci l'anima con link contro il Vaticano, il Papa, Gesù bambino, Maometto. Quando tutto gli dovesse mancare rispolvera la sana vecchia polemica tardo-adolescenziale dell'Ici sugli immobili della Chiesa, degli anelli d'oro dei vescovi, delle macchinone e delle pellicce fino ad arrivare finalmente alla pedofilia dei preti. Oltre ad essere inspiegabilmente in contemporanea un sostenitore della libertà di pensiero (?!) è cinico fino al vomito poiché ogni cosa che non sia ridere o pisciare su Auschwitz è banale e non gli appartiene. Noi dei pressi di Miano abbiamo un problema serio con la bestia di Satana: ogni volta che leggiamo un suo post vogliamo destinare l' 8 per mille alla Chiesa Cattolica. E non possiamo permettercelo.



Lo sporadico

Lo sporadico possiamo dire che è quasi l'esatto opposto della bestia di Satana. Lo sporadico ci viene raramente su Facebook ma quando si connette lascia il segno. In genere lui prende i link da pagine tipo "se mi vuoi bene dici amore tesoro gioia e stringimi", seleziona le brutture più orripilanti dell'umanità, sceglie tra queste la foto di due bambini in ospedale attaccati a un unico respiratore con la didascalia che dice: "se non condividi non hai cuore" e lui, lo sporadico, di fronte ai bambini attaccati al respiratore che fa? Mette "Mi piace". Poi lo condivide. Sono sicura che se qualcuno gli dicesse: demente, ma che cazzo fai? lui risponderebbe: non possiamo fare finta di niente. 
No, hai ragione non possiamo.
Ma soprattutto non avrebbero dovuto i tuoi genitori.



L'adolescente

Attenzione. L'adolescente ormai è una categoria dell'essere e purtroppo come tale non può essere circoscritta a una determinata fascia di età ma spazia dai 13 ai 35 anni e oltre. L'adolescente è perlopiù femmina perché fortunatamente, almeno in questo, gli uomini sembrerebbero avere un poco di sana vergogna. Quello che l'adolescente vuole sentirsi dire tutti i giorni della sua vita a tutte le ore è solo "Quanto sei bona". Per far sì che ciò avvenga è costretta ad auto-fotografarsi da diverse angolazioni in maniera da coprire eventuali difetti del viso e da far sembrare le zizze più grandi. Ultimamente va tantissimo di moda "la smorfia". Non so per quale motivo, ma comunque l'adolescente si auto-fotografa mentre fa una linguaccia, sbuffa, si gonfia le guance o fa gli occhi strabici. Secondo noi dei pressi di Miano si imbruttisce, ma non capiamo perché a queste foto seguono 500 "mi piace". Quando un uomo commenta una foto dell'adolescente con frasi tipo "ma quanto sei bona", lei fa finta di imbarazzarsi e risponde con un timido "ma che scemo :-)". E fin qui tutto normale. La cosa sorprendente avviene quando a commentare è un'amica perché il dialogo che ne scaturisce è più o meno questo:
-quanto sei fantastica-
- tu, sei fantastica-
- no tu sei bellissimissima my love-
- no, tu, ti amo-
- no io ti amo ancora di più-
- ti adoro e ti amo e basta-
- no love sei fantastica e ti amo-
Possono continuare per ore. Noi nei pressi di Miano siamo basiti  dall'adolescente e abbiamo quasi nostalgia della bestia di Satana.



Il creativo

Rispetto al creativo noi dei pressi di Miano proviamo molta invidia. Davvero non sappiamo come faccia a trovare i video musicali di cantanti austro-ungarici di madre vedova dai nomi impronunciabili o fotografie di fotografi vietnamiti di origine turca che hanno come soggetto una bottiglia rotta per metà in bianco e nero con l'ombra del riflesso della metà rotta che con un gioco di luce fa diventare l'altra metà un ferro da stiro e ad avere pronto un rimando a un verso di una poesia di Ungaretti. Davvero. Noi vi invidiamo. E anche i vostri amici che fanno finta di conoscere e di capire quello che pubblicate.



Il lapidario

Il lapidario o anche il Jim Morrison de-noi-altri ha poco da dire e in genere lo vuole dire sinteticamente (motivo per cui noi dei pressi di Miano un poco lo stimiamo). In genere è uomo, perché il dono della sintesi è una caratteristica più maschia e i suoi post fanno così:
Se la notte non termina allora forse il giorno è chiuso nell'anima.

Il lapidario acchiappa, acchiappa tantissimo. Specialmente quando si tratta di adolescenti. Il lapidario ha sempre un monito da dispensare come:
Non chiedere se non vuoi ascoltare la risposta 

In pratica lui ha le buone intenzioni del Dio del Vecchio Testamento e la sintassi di Federico Moccia. Un mix esplosivo.  




Il perseguitato

Il post del perseguitato è  una dichiarazione in cui, non si sa bene in base a cosa, non si sa bene secondo quale codice di procedura di quale giurisprudenza di quale continente, il soggetto in questione afferma di non volere che nessun ente nel Mondo vada sul suo profilo Facebook, vuoi per indagini, vuoi per questione di marketing, vuoi perché magari certi lunedì anche i servizi segreti si annoiano, a carpire informazioni.
E giustamente lui sta su Facebook, su Twitter e su Msn contemporaneamente. 








venerdì 25 gennaio 2013

L'oroscopo dei pressi di Miano




Nei pressi di Miano lo studio dell'astrologia interessa cani e porci. 
Poiché abbiamo sempre una buona parola per tutti, non potevamo restare indifferenti a Rob Brezsny ed al suo oroscopo su Internazionale. L'oroscopo di Rob è il più bello del mondo perché non ha senso e quindi tutti ci leggono quello che vogliono e il venerdì mattina su Facebook è un continuo pubblicare il proprio segno zodiacale con commenti brillanti tipo "Quanto è vero Rob!", "Rob, ci mancava solo che scrivevi il mio nome!"
Visto che c'è gente che è disposta ad attribuire un senso a frasi tipo "Caro leone, nella prossima settimana apri la finestra delle scale come ha fatto la casalinga del Connecticut, immagina che sia il libro della vita vissuta all'incontrario, inspira lentamente ed applicalo nel tuo quotidiano", noi dei pressi di Miano abbiamo ben pensato che ci sarebbe stato qualcuno disposto a credere anche al nostro.
Dopo aver preso in analisi quello che l'astrologia moderna ci offre e dopo essere giunti alla conclusione che Paolo Fox si tiene con qualcuno dello scorpione, perché non è possibile che è sempre l'anno dello scorpione ed è sempre primo in classifica, abbiamo elaborato i nostri profili astrologici servendoci nuovamente dell' innato dono della sintesi sgrammaticata che ci caratterizza.






Ariete
Sì, va bene, hai ragione tu, davvero. È sempre bello parlare con te.

Toro
Sei veramente concreto. Ma concretamente ci fai fare la palla.

Gemelli
La storia del  doppio aspetto della stessa personalità a noi non ci ha mai convinto. Fatti vedere da uno bravo.

Cancro
Va bene essere sensibili ma non è che uno ogni volta che ti parla deve necessariamente farsi venire un attacco di panico.

Leone
Bravo continua così. Atteggiarsi fa bene.

Vergine
Prima di guardare la pagliuzza negli occhi degli altri guarda il telaio che è negli occhi tuoi e sputati in faccia da solo.

Bilancia
Quelli dell’Associazione Bocciofili Verbania in confronto a te sono una botta di vita .

Scorpione
Va bene che la cazzimma ha il suo fascino ma prima o poi qualcuno che ti fa una fetente di mazziata pure lo trovi.

Sagittario
È bello essere iperattivi e fare tante cose però se ogni tanto ti fai un poco di Lexotan pure è buono.

Capricorno
Sì, pure tu hai sempre ragione, però non metterti con l’Ariete, mi raccomando.

Acquario
Non è tutta una congiura alle tue spalle, sta’ tranquillo. Nessuno ti caca.

Pesci
Se 5 minuti prima ti vuoi suicidare e 5 minuti dopo stai organizzando un trenino noi non possiamo farci niente.  Piglia una decisione.


giovedì 17 gennaio 2013

Da cosa nasce cosa: L'Amore e il Mito del cocco (ammunnato e buono)



Per la scuola dei pressi di Miano l’Amore è il motore truccato della nostra esistenza nonché l’origine di ogni cosa. Non lo diciamo per giustificare le orge, come facevano gli antichi, ma ne siamo profondamente convinti. Sebbene riconosciamo al Simposio di Platone la grandezza che merita, una volta ci siamo permessi di dire a Platone che il Mito della mela non ci convinceva e gli sottoponemmo il nostro mito: Il mito del cocco (ammunnato e buono).

Platone ne rimase entusiasta e si ritrovò ad essere d’accordo con noi. Anzi, disse proprio che la storia delle due metà era una cazzata ma non avendolo scritto e subito appuntato non ne resta alcuna testimonianza se non la nostra. Erano cose che capitavano con Platone (non a caso era allievo di Socrate).
Abbiamo pertanto di seguito trascritto con il sangue il Mito del cocco per tramandarlo nei secoli dei secoli inutilmente.



Il mito del cocco (ammunnato e buono)


Nei tempi andati, la natura umana non era la stessa di oggi (e menomale).

Gli uomini e le donne erano un’unica cosa inseparabile e inscindibile come il casatiello e l’uovo sodo. Ovviamente, oltre ad essere brutti a vedersi, erano anche fastidiosi, poiché passavano tutto il giorno a litigare. Gli uomini ad esempio volevano entrare nel maxistore dell’ Adidas mentre le donne volevano andare da Ikea a vedere le cassettiere nuove. Zeus, che giustamente non si fidava più di sentirli, decise di separarli in due parti uguali e gli intimò anche di non lamentarsi altrimenti li avrebbe fatti in altre 2 parti e a quel punto sarebbero stati ancora più repellenti. Da subito l’infelicità di quella separazione si palesò nelle loro esistenze.
Le donne avevano bisogno delle carte di credito degli uomini per andare da Ikea e gli uomini avevano bisogno delle donne per lavare le tute dell’ Adidas.
Fu così che le due metà si ricercarono disperatamente per divenire una cosa sola e raggiungere la perfezione (l’uomo con la carta di credito migliore e la donna che lava meglio). Poiché ritrovandosi e ricongiungendosi in un’unica cosa, vuoi che sbagliavano la combinazione, vuoi che peccando di hybris provavano a ribellarsi al volere degli dei (donne che lavoravano per avere la propria carta di credito, uomini che facevano le lavatrici), Zeus, non potendone proprio più di sentirseli dentro alle orecchie, decise di punirli nuovamente e invece di dividerli in altre 2 parti come già aveva minacciato, correndo il rischio di ritrovarsi 4 persone a litigare, decise di fare di peggio e inventò “la separazione dei beni”.

Da quel giorno le due metà si ricercarono un poco meglio e non ebbe più  importanza chi faceva le lavatrici e chi aveva la carta di credito, perché prima di mandarsi a cacare reciprocamente ci avrebbero pensato.


Dopo il Mito, che è sempre un momento fondamentale nella storia del pensiero, torniamo al pragmatismo della scuola di Miano e facciamo quello che ogni filosofia che si rispetti fa: poniamoci inutilmente il problema. 

Abbiamo detto già che l’Amore è il motore truccato di tutte le cose, ma quello che ora vogliamo fare è dare una bella mano alle due metà, nel tentativo di rinsaldarne il legame. In particolar modo ci rivolgeremo all’ uomo, il quale sembra barcamenarsi nelle relazioni con la stessa consapevolezza e coscienza con cui Carla Bruni incide una canzone nuova in francese. Sono davvero poche le cose che devi sapere e davvero non capiamo come sia possibile che in duemila anni tu non le abbia capite. Ma nella scuola di Miano sappiamo che le cose, tanto più sono semplici, tanto più risultano incomprensibili (per i deficienti, sia inteso).


Come Dio consegnò le tavole dei comandamenti a Mosè, noi dei pressi di Miano ti consegniamo le 15 frasi a cui non devi credere mai, salvo voler fare i cazzi tuoi a tutti i costi ed essere disposto a sobbarcarti 56 ore di rancore insano e l’astinenza sessuale che ne deriva.


1) Fai come preferisci, per me è lo stesso.

2) Anche io guardo una bella donna per strada, che c’è di male. Anzi a volte, gliele faccio notare io. (Certo!)

3) Non ho fame.

4) No, veramente, quest’anno non voglio festeggiare il compleanno, non regalarmi niente.

5) No, davvero, i tuoi amici sono tutti simpatici.

6) Non c’è niente di male se ogni tanto risenti la tua ex.

7) In ogni caso l’indipendenza economica è la prima cosa.

8) No, per il momento non voglio un figlio, non mi sembra il momento. Sto bene così.

9) Il matrimonio? Non ci penso proprio! Che differenza c’è? Tanto vale convivere.

10) Non sono arrabbiata. Perché me lo chiedi?

11) Ogni tanto è bello andare allo stadio, piace anche a me.

12) Che ha fatto il Napoli, ha vinto?

13) Guarda che sto comoda con queste scarpe (ma anche: non ho freddo con questo vestito).

14) Sì Scarface è il mio film preferito. Lo rivedrei un milione di volte!

15) Mi piace un uomo che mi sappia far ridere.



Non ci sembra il caso di spendere altre parole in merito perché il dono della sintesi è un'altra caratteristica della nostra filosofia.

Noi per il momento ci sentiamo con la coscienza a posto perché te l’abbiamo scritto.
Il mio personale consiglio per non sbagliare e non cedere alla tentazione di farti i cazzi tuoi a rischio di una discussione inutile è il seguente: 

Quando stai per fare come ti pare, pensa a Carla Bruni che canta e chiediti: è davvero necessario? 





Piccola postilla: se vuoi fare sesso anche d'inverno, assicurati che il piumone copra abbondantemente i 4 angoli del letto, preferibilmente fuoriuscendo di qualche metro dal lato destro e sinistro.



martedì 15 gennaio 2013

Tutto ciò che è Real(Time) è razionale







Tutto ciò che è Real(time) è razionale






Puoi fare finta che il problema non ti appartenga e ignorarlo, o puoi semplicemente glissare l’argomento dicendo che tu la televisione non la guardi e se la guardi è solo per vedere Report la domenica sera, ma non eliminerai il problema che è lì, davanti a te, Canale 31, Real Time.


Real Time non solo è un canale che trasmette tutti i format americani di livello più infimo ma è uno specchio sul Mondo, è la prova provata che il liberismo ha i giorni contati, che Dio è morto e che tu non ti senti molto bene. Quando pensi che gli americani abbiano veramente toccato il fondo e che tu le abbia viste ormai davvero tutte, è proprio lì che Real Time ti manda in onda la versione italiana scopiazzata dal format americano e che quindi avrà: riprese peggiori, regie peggiori, attori peggiori, scenografie peggiori, sceneggiature peggiori.


Ma andiamo ad analizzare dettagliatamente il problema, che è quello che poi ogni filosofia occidentale che si rispetti fa, e noi non vogliamo essere da meno.






Cosa è Real Time?






Il leitmotiv è sempre lo stesso: riprendere momenti di vita reali, vissuti da persone reali, in momenti reali. L’obiettivo è quello di trasmettere gli attimi più imbarazzanti e degradanti che un essere umano può vivere nell’ arco di una giornata, di un mese e addirittura di un anno. Detta così sembra una specie di esperimento voyerista ad opera di alcuni nostalgici di Sigmund Rascher, e forse lo è...Oh, Dio! Forse davvero lo è!...






Ma andiamo avanti.






Seguendo Real time per una giornata intera (se non l’avete mai fatto, vi consiglio di farlo – e non fate così, ve l’ho detto, se avessi un lavoro a tempo indeterminato non lo farei nemmeno io!) la cosa che vi destabilizzerà dopo poco è che gli americani sono tutti obesi. Questo vi porterà a non distinguerete Obesi: un anno per rinascere, da 24 ore in sala parto o Abito da sposa cercasi. Ma non scoraggiatevi; con il tempo vi abituerete e sarà un gioco da ragazzi.


Ho di seguito selezionato alcuni dei format (americani e italiani) più interessanti, supportata da ineguagliabili discussioni serali intercorse nei miei migliori cenacoli, con gli amici più colti.














Cortesie per gli ospiti






Se non fosse che a me personalmente Alessandro Borghese sta simpatico, vuoi perché ha origini napoletane, vuoi perché è il figlio di Barbara Bouchet e quindi non deve aver avuto un’infanzia facile, lo eleggerei “programma più irritante dell’anno”. Due concorrenti si sfidano ospitando per cena un esperto di cucina (Alessandro Borghese), un esperto di buone maniere (Riccardo Vannetti) e una esperta di interior design (Chiara Tonelli) e chi nel corso della serata si distinguerà per buone maniere, cucina e arredamento, si aggiudicherà il premio che consiste in niente. Ecco la prima falla. Io passo una settimana a organizzare la cena, spendo chissà quanto per assicurarmi i prodotti migliori, passo la serata con una mazza ficcata non vi dico dove, magari vinco e cosa vinco? Niente. Ma questo non è l’aspetto peggiore. Sebbene i tre giudici si facciano portatori sani di educazione e savoir faire, la cena è intervallata da riprese fuori onda in cui i tre si chiudono in camera da letto e passano un quarto d’ora a offendere tutti i commensali. Il re indiscusso di questo quarto d’ora di acidità allo stato puro è proprio quella checca del life style seguito da quella zitella frustrata dell’interior design. Complimenti. Non solo venite pagati per cenare a scrocco, ma poi avete pure da ridire se uno appoggia i gomiti sul tavolo per 30 secondi?


C’è da fare una precisazione. Sebbene l’idea portante della trasmissione delle due cene di sfida sia carina, quantomeno assicuratevi che il budget di partenza dei due sfidanti sia, non dico lo stesso, ma quasi. Una volta ho visto una puntata in cui uno degli sfidanti abitava in una villa sul lago di Como e per fare la spesa doveva prendere il motoscafo privato mentre l’altro abitava in una palazzina in centro sovraffollata. Certamente se uno si fa arrivare il caviale tutti i giorni dalla Russia potrebbe partire ‘leggermente’ avvantaggiato.


Mi sento però di spezzare una lancia in favore dei giudici e in particolar modo del life style che in realtà invidio: cari partecipanti (o aspiranti tali), lui non sa più come dirvelo, ma volete smetterla di apparecchiare mettendo le tovagliette americane sopra la tovaglia? Non è difficile: o le tovagliette o la tovaglia, ok?


Alla fine di questa cena-strazio, dopo innumerevoli insulti gratuiti travestiti da complimenti, i tre annunciano il vincitore e successivamente dispensano tre consigli, distinti in base alle diverse competenze, allo sfidante sconfitto.


Proprio come in Cortesie per gli ospiti, noi della scuola dei pressi di Miano, vogliamo dare tre distinti consigli ai giudici:


Per l’esperto di Cucina: smettila di mangiare, hai preso 30 kg da quando stai su Real Time.


Per l’esperta di interior design: il sesso a pagamento non è più un tabù nemmeno per le donne. Pensaci.


Per l’esperto di buone maniere: Mio nonno diceva “quando si mangia si combatte con la morte”. Qualche volta puoi pure stare zitto.
















Grassi contro magri






Finalmente gli americani. Grassi contro magri consiste nel rinchiudere in una villa asettica e arredata malissimo, un obeso e un anoressico per una settimana costringendo l’obeso a mangiare quello che mangia l’anoressico (in genere il caffè) e all’ anoressico quello che mangia l’obeso (patatine fritte dentro la cheese cake a colazione). Bene. Cosa dire. Il senso del programma è quello di sradicare le cattive abitudini alimentari dell’obeso affibbiandogli quelle dell’anoressico e viceversa. Tipo chiamare e pagare un nutrizionista per una settimana che dia una dieta equilibrata a entrambi, no, eh? L’aspetto più inquietante è che c’è una stessa versione del programma dedicata ai bambini e quindi uno si rende conto che ci sono dei genitori disposti a rinchiudere i figli in quella villa per una settimana per insegnargli a mangiare peggio di quanto già non facciano nelle proprie case. Un assistente sociale e un nutrizionista no, eh?
















Ma come ti vesti?






“Certo, e voi vi siete visti?” Potrebbe essere il programma-risposta a Ma come ti vesti?, trasmissione in cui Carla Gozzi ed Enzo Miccio (rispettivamente imparentati con l’interior design e il life style di cui sopra, ne sono certa), insegnano al povero malcapitato di turno ad indossare vestiti ridicoli, scomodi e in cui loro, sempre i malcapitati, non si riconoscono affatto.


Lo svolgimento è quasi identico a Cortesie per gli ospiti solo che non si mangia: i due esperti di immagine passano tre quarti d’ora ad offendere il partecipante, a schernirlo pubblicamente e poi privatamente. Quando credono di averlo tramutato da brutto anatroccolo a cigno solo perché gli hanno consegnato una carta di credito piena di soldi e tagliato i capelli la trasmissione finisce e il poveretto non avendo più la carta di credito della produzione continua ad indossare quei vestiti per giorni e giorni, anni, e pure quando saranno ormai lisi e consumati. Almeno questo è quello che immagino io.


Ma l’acme della sensibilità si raggiunge quando mettono mano all’armadio del poveretto/poveretta e cominciano a gettare i vestiti nella spazzatura. Non si fermano davanti a niente. Neanche quando il concorrente in lacrime dice: «Ti prego questa gonna no, era di mia madre che è morta!». Niente, non ne vogliono sapere. Enzo Miccio ti guarda con sdegno e al massimo aggiunge: «E non poteva morire prima di lasciartela?».


In definitiva la visione di questo programma è uno strazio continuo e ne consiglio la visione solo ai duri di cuore e ai cazzimmosi puri.
















Sepolti in casa






Non so bene se in realtà sia tutta una finzione e l’intera trasmissione è una metafora o meglio un riferimento banale e scontato al capitalismo, al potere delle multinazionali etc., all’opulenza e il consumismo di noi occidentali oppure questi veramente fanno.


Sepolti in casa racconta la storia di una persona che fino a un certo punto stava bene ed era felice e poi a seguito di un trauma comincia ad accumulare cose in casa propria fino a quando non può più nemmeno camminare o andare a dormire e le blatte la fanno da padrona. Questo per anni. Finché un giorno il figlio o la figlia o il marito o la moglie che nel frattempo si sono trasferiti a San Francisco, in una casa fantastica, facendosi i cazzi propri come se niente fosse, tipo colpiti da un fulmine a ciel sereno, si bloccano sul lettino della loro villa a Malibù con il Daiquiri frozen in mano e ricordano: «Cacchio! se mia madre nel tempo ha accumulato roba alla velocità costante di 8 scatoloni presi per strada al secondo, adesso è sepolta in casa!».


E a quel punto chiamano la Produzione televisiva per risolvere il problema, si infilano nel loro macchinone e arrivano dalla madre. La quale giustamente fa resistenza, non vuole buttare le cose che ha accumulato nel tempo, schifa la produzione, schifa il figlio che le ha anche portato a conoscere i nipoti che non ha mai conosciuto, schifa i nipoti che non ha mai conosciuto, piange, urla e si dimena.


E giustamente vuole rimanere con le sue blatte, che di sicuro sono meglio del figlio.


Signora continuate ad accumulare cose, noi dei pressi di Miano siamo d’accordo con voi. Anzi, se volete vi veniamo a dare una mano.
























Abito da damigella cercasi






Non so se negli Stati Uniti le spose sono tutte delle deficienti oppure è un caso, ma Abito da damigella cercasi è veramente una offesa al genere umano.


In questa trasmissione la sposa accompagna le sue 15 damigelle (il numero varia ma non è mai inferiore a 5) a scegliere ed acquistare gli abiti da indossare al suo matrimonio. Sarebbe tutto perfetto se non fosse che generalmente la sposa vuole vestirle come delle torte ricotta e pera e le damigelle invece vogliono vestirsi come Jessica Rabbit, un po’ perché devono trovare marito al matrimonio dell’amica un po’ perché Jessica Rabbit con il suo vestito rosso di paillettes non è solo la Coco Chanel dei Quartieri Spagnoli ma anche degli interi Stati Uniti.


La trasmissione quindi si sviluppa 20 minuti senza svilupparsi. Donne che provano vestiti osceni e orripilanti, poi litigano, poi si strappano i vestiti di mano, poi ‘l’intelligente emotiva’ del gruppo scoppia a piangere etc. Alla fine si trova un accordo e le damigelle indosseranno un vestito che è a metà tra una ricotta e pera e un vestito rosso di paillettes.



















Conclusioni






Tante e troppe sarebbero le cose da aggiungere, ma quello che più mi preme scrivere a seguito di questo utilissimo studio inutile sono i punti cruciali, i nefasti assiomi, a cui questa ricerca ci fa approdare:






- Gli americani sono tutti scemi






- Gli americani sono tutti obesi






- Noi siamo peggio degli americani perché li vogliamo imitare






- La dieta mediterranea è oggettivamente la cosa migliore che ci sia mai capitata






- Le blatte, certe volte, sono meglio delle persone













lunedì 14 gennaio 2013

Il Luogo




Il rapporto con il proprio luogo di origine è di sicuro uno dei rapporti più problematici che l’uomo si trova ad affrontare nella propria vita sin dalla nascita (salvo poi sposarsi con un ubriacone violento o avere la madre  ninfomane, che è sicuramente più problematico). Noi dei pressi di Miano siamo in particolar modo affascinati dal rapporto contraddittorio che vivono i napoletani con la propria città.
Di seguito un breve estratto dal libro di riferimento “Sociologia a 5 centesimi” sull'argomento.
Sono state riportate solo le tipologie che ho ritenuto più interessanti .

Tipologie A: Quelli che non se andrebbero mai

Sottogruppo 1: Quelli ricchi

Grazie al cazzo. Se io avessi una casa di proprietà a Via dei Mille e il posto auto e motorino per i 3 figli, signora delle pulizie, badante per la nonna, baby sitter per l'ultima arrivata, cane, giardino/terrazzo/balcone/lucernaio vista mare e scendessi in centro quando mettiamo un Mario Rossi X a caso venisse a trovarmi nel fine settimana da Roma e allora io lo porto a vedere Cappella San Severo, i pastori, poi una pizza da Sorbillo, poi passeggiata sul lungomare liberato poi caffè al Gambrinus, poi si torna a casa, una doccia veloce e ti porto ai Baretti a Chiaia, allora sì che Napoli è la città più incredibile del mondo. Allora sì che il cestino che scende dal balcone ti sembra uno spaccato di vita quotidiana affascinante. E così che magicamente i palazzi fatiscenti del centro storico diventano un paesaggio suggestivo in cui il moderno e l'antico si incontrano in una autentica combinazione di stili (quando per esempio sempre tu, non devi pregare Dio che non ti faccia cadere un pezzo di intonaco in testa mentre vai a lavoro e allora preferisci camminare al centro della strada prendendoti tutte le bestemmie degli automobilisti ma in ogni caso è più sicuro e senz'altro sarebbe una morte più dignitosa, salvo che poi hai la presunzione di individuare la traiettoria precisa del pezzo di intonaco e non metti in conto la parabola e eventuali correnti del nord).
Comunque non voglio dilungarmi con te perché ci siamo intesi. Sia ben chiaro io e tutti quelli nei pressi di Miano ti invidiamo e ti stimiamo e continua così.

Sottogruppo 2: Quelli che resistono

Non sono tra i miei preferiti. Preferisco i ricchi perché loro in fondo sono più onesti e soprattutto i ricchi amano veramente questa città. I ricchi sono quelli che quando il telegiornale trasmette una notizia spiacevole che riguarda Napoli, ci restano davvero male. Sono quelli che quando sparano a qualcuno a Marcianise e il giornalista dice "sparatoria a Napoli" ancora hanno la forza di dire "quella non è Napoli, quella è provincia di Caserta!". Quelli che resistono in realtà non amano la città ma la città non è altro che l'ennesima proiezione dell'immagine vincente che hanno di loro stessi. Sono quelli che in fondo quasi gli fa piacere se succede qualcosa di spiacevole in città perché loro così possono prendere lo Smartphone, scorrere la rubrica, chiamare il primo amico che si è dovuto trasferire a Milano e riaffermare con più forza: "no, io non me ne vado, resisto".
Quello che generalmente caratterizza quelli che resistono è :
- famiglia benestante
- casa di proprietà
- lavoro sicuro ben retribuito
- rapporti sociali soddisfacenti e cerchia di amici all'interno della quale ci si è ritagliati un ruolo ben definito.
Quelli che resistono in genere si fanno promotori di iniziative culturalmente interessanti ma umanamente degradanti tipo: cineforum all'aperto, reading pubblici, piece teatrali inaccessibili ai più. In genere scomodano i Classici a secondo dei loro umori e quando sentono dell'ennesima persona che va via da Napoli o per lavoro o per altro, lo dicono chiaramente, o lo pensano e te lo lasciano intendere, ma quello che vogliono esprimere è: "certo, se tutti se ne vanno, questa città la lasciamo in mano ai delinquenti...etc". Perché invece, certo, se tu resti, i Casalesi si distruggeranno per autocombustione quando leggerai ad alta voce Il Fu Mattia Pascal.
Noi dei pressi di Miano oltre a ricordarvi che non siete nati nella striscia di Gaza volevamo dirvi che non vi invidiamo per niente. Ci fate un poco tenerezza.

Curiosità: tra i ricchi e quelli che resistono generalmente intercorrono rapporti di amicizia. I ricchi hanno bisogno di quelli che resistono per sentirsi meno in colpa quando analizzando la loro posizione personale (o estratto conto) capiscono di essere dei privilegiati, quelli che resistono hanno bisogno dei ricchi sia perché sono ricchi e il loro salotto può sempre ospitare le loro innumerevoli iniziative, sia perché possono parlarne male quando la loro teoria della resistenza comincia a vacillare e allora hanno bisogno di evidenziare la posizione di privilegio di cui godono i ricchi mentre invece loro no, per carità, resistono sotto i ponti.
Ma c'è da aggiungere un'altra cosa. Quelli che resistono lontano da Napoli non concluderebbero niente. 
I ricchi no. 
Loro sarebbero qualcuno ovunque.

Tipologia B: Quelli che non ritornerebbero mai

Li abbiamo quasi tutti. Lo zio a Milano, la cugina a Bergamo, il fratello a Padova. Ma noi dei pressi di Miano ci soffermeremo sulle nuove generazioni di emigranti e non sulla nonna che vive a Torino e che ora è leghista e mette l'articolo determinativo davanti al tuo nome.
Quelli che non ritornerebbero mai, i nostri amici, dopo un poco che sono stati via e ritornano in occasioni quali per esempio il Santo Natale, quando li vediamo per giocare a carte o a tombola, hanno un solo obiettivo: raccontarci quanto il loro tenore di vita sia migliorato, quanto professionalmente si sentano soddisfatti, quanto ora si rendano conto dell'arretratezza in cui hanno vissuto per anni. Quelli che non ritornerebbero mai, neanche scendono dalla macchina che ti fanno vedere le foto sul cellulare della nuova casa di 3 stanze che pagano 1.800 euro ma che in proporzione a quello che pagavano per il monolocale a Napoli è tutta un'altra storia. Poi i locali? Lì un'altra cosa, non come qui. Le donne? che ve lo dico a fare.
Se però li osserverete bene, in poco tempo il loro malessere si manifesterà inequivocabilmente. E potrete capirlo da alcuni elementi:
- La Pizza. La prima cosa che vogliono fare non appena arrivano è mangiarne una. Salvo poi costringerti in una settimana ad andare da Sorbillo quasi tutte le sere. Loro ti diranno che dove vivono ora è tutto perfetto, però certo, la pizza, la mozzarella, tutta un'altra storia. Poi ti diranno anche che dove vivono ora la pizza anche è buona, però è diversa, più sottile. Tu non credergli mai.
- "Si sta così bene, ma perché non vieni pure tu?". Sono talmente soddisfatti che in quei 5 giorni in cui sono qui, descrivendoti l'idillio culturale e professionale in cui si sono ritrovati, proveranno a convincerti ad andare via con loro. "Ma perché non ci fai un pensiero? lì potresti..." è quello che ripeteranno in maniera ossessiva a te, agli amici in comune, ai parenti, al cane del vicino, al pizzaiolo di Sorbillo. Tu, di nuovo non credergli mai.
- Effetto Giuliacci: lo stato su Facebook. Se per curiosità vai un attimo sul loro profilo Facebook ti renderai conto che il novanta per cento dei loro stati è sulle condizioni climatiche.
Dicembre: Nevica!
Gennaio: che pioggia!
Febbraio: Finalmente un po' di sole!
Marzo: Ma è di nuovo Natale? Neve!
Aprile: questo vento non ci voleva proprio!
Maggio: Finalmente un po' di sole 2!
E così via. Poi scorrendo la pagina ti accorgi che non solo sono gli indiscussi campioni di Ruzzle, ma anche che con Shazam puoi ascoltare un sacco di bella musica. Bene. Va tutto bene.

Tipologia C: Quelli che "lontan de Napoli se moeur"

Per questa tipologia non spenderò parole inutili ma rimando alla intera filmografia di Mario Merola. Già è stato detto tutto.

Tipologia D: Quelli che Sognando California.

Tra i miei preferiti. Sono quelli che nella vita tutto si aspettavano tranne che di restare a Napoli. Quelli che magari un po' il Mondo se lo sono girati, che hanno studiato fuori, che ancora ricordano l'Erasmus con le lacrime agli occhi, che chissà dove si immaginavano oggi e invece la malaugurata sorte li ha costretti, vuoi per un motivo, vuoi per un altro, a restare a Napoli o anche peggio nella provincia più remota. Quando li incontri dopo parecchio tempo e gli chiedi "che stai facendo?" loro la prima cosa che ti rispondono è: "Al momento sono a Napoli". E tu te li immagini lì, con la valigia mai disfatta completamente, con un piede a Capodichino e uno a Capodimonte e pensi: ma che vorrà dire con "al momento"? Lascia perdere. Non vuol dire niente. Se vuoi fare un'opera buona, va' sul loro profilo Facebook e quando scrivono con il localizzatore che si trovano sull'Isola di Pasqua, clicca "mi piace".

Adesso basta. Noi dei pressi di Miano abbiamo voluto analizzare inutilmente e superficialmente alcune delle categorie che ci stanno più a cuore in questa eterna lotta del Should I stay or should I go? tralasciando quelli che una settimana non se andrebbero mai manco fossero 'Quelli ricchi' e la settimana successiva scapperebbero volentieri a Voghera con il primo treno (che poi è la maggior parte del Mondo in ogni parte del Mondo, in ogni istante). Quello che però ci preme dire è soprattutto che in definitiva, se sei veramente felice e convinto di quello che fai e del posto in cui lo stai facendo, di certo non sentirai l'esigenza di avvilire il prossimo nel tentativo di convincerlo che la tua scelta è la migliore. È decisamente questa la Tipologia che preferiamo.  
Quindi ricorda, in generale: Non avvilire il prossimo tuo come te stesso.

Nei pressi di Miano - La Metafisica spinta






Di sicuro il Mondo non ne aveva bisogno e di certo tu che stai leggendo, se lo stai stai leggendo, più di tutti non ne necessitavi, ma alla fine l'ho fatto. Ho deciso di farmi portavoce del pensiero filosofico dei pressi di Miano e di esporlo in maniera approssimativa e sgrammaticata su questo blog.
Ovviamente tutto questo non ha senso perché tu ben sai che è semplicemente l'ennesimo tentativo maldestro e presuntuoso di assecondare il mio narcisismo e di non andare da uno specialista serio. Inoltre queste cose le fanno le adolescenti. Non le adolescenti di oggi, perché quelle di oggi stanno messe meglio, vanno a ballare, hanno l'Iphone 5, fanno sesso spinto e lo riprendono con la cam. Mi riferisco alle adolescenti della mia generazione, quelle delle sigarette in bagno e delle ghette sotto i pantaloni.
Ma voglio rassicurarti. Non appena avrò un lavoro a tempo indeterminato questo strazio avrà fine (e un giorno giuro che riuscirò ad averlo). A quel punto avrò anche io un'Iphone 5.
Nel frattempo se vuoi continua a leggere oppure no.

Essendo portavoce del pensiero filosofico dei pressi di Miano (anche detto Pragmatismo dei pressi di Miano), prima di entrare nel vivo delle argomentazioni, vi darò un breve assaggio dei principi guida di questa corrente filosofica.

Il pragmatismo dei pressi di Miano.

Il pragmatismo dei pressi di Miano, è una scuola filosofica sviluppatasi nell'ultimo decennio e in particolar modo dopo il 2000 a seguito dell'enorme delusione che afflisse orde di persone che realmente avevano creduto e sperato nel Millenium Bug. Il principio primo della Scuola nei pressi di Miano, da cui si fonda tutto è:

«Ogni cosa può essere. E può essere vera o può essere falsa. L'importante è che quando è, cerca di essere in maniera da non cacarci il cazzo e quando non è cerca di non essere sempre in maniera da non cacarci il cazzo. In questo modo e solo in questo modo, essere e non essere potranno veramente coincidere.
Ma poi, perchè (dovrebbero coincidere)?»

Unendo così ai problemi essenziali della metafisica classica il turpiloquio più scontato, la Scuola dei pressi di Miano darà vita a quella che gli studiosi riconosceranno come "Metafisica spinta".

Le tematiche solitamente affrontate negli scritti pervenuti sono fondamentalmente:
"ci fai o ci sei", "da cosa nasce cosa" e "la sfaccimma della confidenza".

Vista la profondità e la difficoltà di certe argomentazioni consigliamo la lettura di quanto seguirà in queste pagine solo a persone veramente motivate e pronte a intraprendere il meraviglioso quanto ostico viaggio, attraverso la Metafisica spinta.


P.s. Messaggio privato: Nené Cherie, è solo colpa tua.