lunedì 18 febbraio 2013

Per lo speciale "Le nuove religioni": L'Ultras del Napoli.



Nei pressi di Miano abbiamo coraggio da vendere (oltre che la droga) e proprio per questo abbiamo deciso di inoltrarci in un terreno ostile e non privo di contraddizioni quale quello degli Ultras del Napoli. E abbiamo deciso di farlo dopo Napoli-Sampdoria, il ché ci rende ancora più impavidi.

Nonostante il conflitto di interessi e l’alta probabilità di ritrovarci senza più amici né relazioni di altra natura, andremo avanti nell’analizzare l’interessante creatività di una fede calcistica che ha visto morti, feriti, famiglie distrutte, amicizie infrante e altre cose sgradevoli, che nemmeno nelle Crociate.

Non racconteremo di quando abbiamo preso l’aereo con un gruppo di Ultras intenti a fare il cappottone allo Stuart ogni volta che passava con il carrello delle bevande e nemmeno di quando sono rimasti in piedi a brindare nella fase di atterraggio, palpeggiando le hostess compiacenti, ma ci limiteremo a discorrere amabilmente dei principali tòpoi che caratterizzano una fede calcistica affascinante e inquietante allo stesso tempo.



La nostra unica fede.



Questo è il principio primo da cui si origina tutto. L’Ultras del Napoli non sa niente (ma proprio niente) se non che dal 1926 il suo destino è stato segnato definitivamente. Non sappiamo se questo nasca in conseguenza all’educazione impartitagli dalla famiglia ma di sicuro se nella vita ha avuto la fortuna di avere un padre che lo prendeva a calci quando il Napoli pareggiava o che ha abbandonato la madre incinta al nono mese sull’autostrada per andare in trasferta, l’Ultras state sicuri che ve lo racconterà più e più volte, con un certo orgoglio e con le lacrime agli occhi per la felicità. Nel caso ci fosse stato qualche dubbio in merito al fatto che la tifoseria del Napoli fosse il popolo eletto dal Signore, quando il 5 luglio 1984 arrivò Maradona al San Paolo, tutti i dubbi furono dissolti, quindi è la storia che parla per sé, non c’è bisogno di aggiungere altro, e di conseguenza “fai il cesso”, ti direbbe l’Ultras. 
                                          



Coerenza e mentalità.

Filosoficamente parlando uno dei concetti più complicati mai pensati dall’uomo. In realtà mentalità è già coerenza quindi coerenza e mentalità è una misteriosa tautologia. Sebbene nei pressi di Miano abbiamo avuto serie difficoltà a comprendere a pieno coerenza e mentalità, poiché probabilmente è necessario essere permeati de La nostra unica fede di cui sopra, pensiamo di avere capito che più o meno mentalità è anche alzarsi alle 3 del mattino di sabato, dopo una settimana di lavoro, farsi 15 ore di macchina per arrivare a Monaco di Baviera, andare a guardare la partita senza tessera del tifoso e ripartire subito dopo perché il lunedì mattina si ricomincia a lavorare. Adesso potrebbe sembrare che coerenza e mentalità corrisponda a spirito di sacrificio ma non è così. L’Ultras del Napoli lo fa perché non potrebbe non farlo; non è una scelta. 
È un cammino a senso unico che non prevede deviazioni. Quello che devia è il tifoso occasionale.

Juve merda.

Come ogni religione monoteista, anche la fede dell’Ultras del Napoli prevede una dicotomia Male-Bene che gli permetta di seguire la retta via e di mantenere il punto attraverso la conoscenza del male e del peccato. Il male è a strisce bianco-nere e si chiama Juventus. Il male in questione ha tutte le caratteristiche per rientrare nella stessa definizione di male: 


È ricco 

È del nord 

È stato immischiato in storie di corruzione

Inoltre, se proprio dobbiamo esprimere un giudizio in merito alla questione Juventus, di certo l’odio viscerale è supportato dal fatto che l’attuale allenatore, Conte, è uno dei primi 5 uomini più antipatici che la storia universale dell’umanità ci abbia mai presentato. Non sappiamo se è per via dei capelli o per la voce querula e roca da attore porno amatoriale ma veramente, se lo incontri per strada e non lo conosci, ti viene da sputargli in faccia a prescindere. 






Al di là del risultato.

Al di là del risultato corrisponde un po’ a “in salute e in malattia, quando sarai un cesso inguardabile, finché morte non ci separi”. 
È l’atto estremo di fede che prevede una totale abnegazione da parte dell’Ultras al risultato negativo della partita.

Il tifoso occasionale.

Il tifoso occasionale in genere:

- Va nei distinti

- Fischia quando il Napoli perde

- Si alza a metà partita e se ne va se il Napoli pareggia

- Raramente va in trasferta e se lo fa si porta quell’ebete della fidanzata che commenta senza capire niente

- Quando il Napoli perde il giorno dopo ci va giù pesante su Fb con offese dettagliate indirizzate all’allenatore, alla Società, a tutti i giocatori fino ad arrivare alla Pizza margherita

- Non si sottopone a pene corporali quali 18 ore di macchina di fila e 2 di sonno

- Scende a compromessi con gli Juventini

- Non è mai stato a Lanciano

- Indossa la sciarpa del Napoli quando va allo Stadio

Un nuovo è più irritante fenomeno è quello molto recente (più o meno da quando il Napoli è tra le prime in classifica) della “tifosa occasionale donna”. Non sappiamo se “la femmina” dell’occasionale faccia così perché voglia sentirsi accettata, per assecondare il proprio fidanzato o per creare un margine di vantaggio in popolarità tra lei e le altre femmine della comitiva (noi la capiamo perché come diciamo sempre nei pressi di Miano parafrasando: “la carne è talmente in abbondanza che si getta mentre il pesce costa molto ed è quasi introvabile”), però se si astenesse dai commenti tecnici il lunedì sarebbe un giorno migliore. 

(Certo, riconosciamo - e non comprendiamo - tra queste una percentuale realmente interessata e competente).



La tessera del tifoso: Estranei alla massa



Se c’è una cosa a cui l’Ultras tiene, di sicuro è la propria identità. Oltre a volersi differenziare dal tifoso occasionale, l’Ultras non ha nessuna intenzione di farsi una tessera, ché già è tanto se ti fa vedere la carta di identità all’ingresso dello Stadio. A maggior ragione se a delegittimare il suo ingresso negli stadi di tutto il mondo è stato Maroni. Se pure è vero che nel 90% dei casi hanno le teste rasate o il 'cocco' impregnato di gelatina e sono vestiti con improbabili magliette rosa con scritte tipo: “Maschio Latino 100%”, l’Ultras difende la proprio autonomia e indipendenza con tutta la forza che ha. E noi siamo d’accordo con loro, solo che ci farebbe piacere se invece di dire “Io non mi omoloco”, qualche volta dicessero “omologo”.





martedì 12 febbraio 2013

L'amore è una cosa meravigliosa.


Ai fini di discorrere serenamente di amore in vista di San Valentino, vi riportiamo un breve riassunto della cacciata di Adamo ed Eva dall’Eden, che a nostro avviso è l’archetipo di tutto quello che se ne può cavare di buono dall’unione dell’uomo e della donna. È andata davvero così e se non ci credete o siete delle bestie di Satana, potrete leggerlo nella Bibbia.



Adamo ed Eva: la prima, vera, figura di merda della storia




Quando il serpente disse ad Eva di non ascoltare Dio e di mangiarsi la mela perché poi se ne sarebbe vista bene, Eva lo fece senza alcun indugio, a livello che il serpente non aveva nemmeno finito di parlare e lei già la stava digerendo. Eva passò subito dopo la mela ad Adamo e gli disse di mangiarsela. Adamo non provò nemmeno per un secondo a controbattere ed ubbidì ad Eva. Quando Dio si accorse della cosa, dopo avere maledetto il serpente e la donna, che rimasero al quanto indifferenti, si rivolse all’uomo chiedendogli perché avesse disobbedito (da Eva ancora ancora se lo aspettava ma da Adamo proprio no). A quel punto Adamo rispose che l’aveva fatto perché gliel’aveva detto Eva e la indicò più o meno come si fa a scuola con il compagno di banco, quando la professoressa scopre che stavi sputando le palline di carta dalla Bic. Il Signore a quel punto si schifò e gli disse giustamente di andare a zappare, che era l’unica cosa che avrebbe potuto fare.



È quindi evidente che sin dalla notte dei tempi, l’uomo non vuole assumersi alcuna responsabilità e la donna vuole che si faccia quello che dice lei senza possibilità di replica.

Se questo è un innegabile punto di partenza, allo stesso modo possiamo dire che dalle foglie di fico ad oggi le cose si sono leggermente complicate. Sebbene la donna sia rimasta la stessa dell'Antico Testamento, l’uomo non ha ancora capito che festività come la Befana o San Valentino non sono altro che occasioni nuove a cui la donna lo sottopone per cadere in errore, in tentazione e per fare sfoggio della sua inadeguatezza. O per lo meno, quando lo capisce è già troppo tardi.

Poiché la pace nel Mondo è uno degli obiettivi che noi dei pressi di Miano ci siamo preposti per l’anno nuovo e visto che la befana ormai è passata e quel che è stato è stato, abbiamo deciso sempre di andare in sostegno (proprio come la maestra) dell’uomo con l’avvicinarsi della festa degli innamorati. 





Ecco tutto quello a cui non devi credere tra domani e dopodomani e in generale nella vita e per lo più:

Io non ci tengo a festeggiare il San Valentino, sono cose stupide e da tamarri (è vero che non ci tengo ma che ne so, anche un gesto semplice che viene dal cuore, un bacio perugina sul cuscino o una rosa a sorpresa sulla scrivania mi avrebbero resa felice).

L’evoluzione successiva: io non ci tengo al San Valentino, ma che ne so anche un gesto semplice che viene dal cuore, un bacio perugina sul cuscino o una rosa a sorpresa sulla scrivania mi renderebbero felice. (Non è che devi aspettare il giorno del mio compleanno per farmi un regalo o te lo devo dire io cosa mi piace. Avresti potuto stupirmi una volta tanto visto che io cerco sempre di farlo con te e non c’è bisogno che sia San Valentino o altro. Vedi cosa mi costringi a fare? Le scenate come le tamarre). La tamarra per noi dei pressi di Miano è una specie di ossessione.

Non organizzare niente, io mi vedo con delle amiche. (Ci sono 24 ore in una giornata e sebbene ti abbia detto che mi vedo un paio d’ore con delle amiche questo non voleva significare che per 
le restanti 22 sei autorizzato ad ignorarmi).


Con il mio ex non l’abbiamo mai festeggiato, non ci sono mai piaciute queste cose (se è un ex un motivo dovrà pure esserci, coglione!).

Ora, noi non ti diremo come comportarti in questo giorno nefasto per le tue meningi, (perché noi non siamo costruttivi ma ci interessa solo la pars destruens, come ogni filosofia deteriore che si rispetti), però, vedi come ti devi mettere e cerca di non fare errori grossolani. D’altronde noi siamo consapevoli che la sorte ti è avversa perché ogni anno a San Valentino gioca il Napoli.

L’unica cosa che ci sentiamo di consigliarti è che prima ti levi dalla testa l’idea della donna amica-complice-madre-sexy-comprensiva-sostegno-pilastro-romantica senza perdere autoironia-audace ma rassicurante-determinata ma disposta a mettersi in discussione-emancipata e dipendente da te allo stesso tempo – un po’ rivoluzionaria un po’ reazionaria-trova-mutande-e-calzini a tradimento, e prima arriveremo alla pace nel Mondo.

Auguri!




domenica 10 febbraio 2013

La filosofia del "serial" nei pressi di Miano



Poiché nei pressi di Miano discettiamo di filosofia anche su richiesta e soprattutto a pagamento e visto che l’argomento ci sembrava culturalmente adeguato alla nostra preparazione scientifica abbiamo deciso di analizzare (dove per analizzare spero di non dover più spiegare a cosa mi riferisco) le serie tv che a nostro avviso maggiormente hanno influito sul degrado culturale e psicofisico della nostra generazione e di cui noi dei pressi di Miano ci sentiamo orgogliosamente dei validi portavoce. All’interno della vastità del meraviglioso mondo del serial, abbiamo sviscerato in maniera inadeguata due filoni fondamentali: uno medico-scientifico e uno prettamente al femminile.



Il filone medico-scientifico 

La malasanità negli Stati Uniti: ER – medici in prima linea e Dr House.

È chiaro che ER - medici in prima linea nasceva con il preciso intento di dare una collocazione spazio-temporale alle sopracciglia di George Clooney, alias Dr Ross, pediatra (che all'epoca non poteva permettersi l’estetista). Dr Ross, oltre che girare per i corridoi nel tentativo di organizzare uscite serali e aperitivi con le ostetriche e le infermiere, era impegnato in prima linea (da qui il titolo della serie) con una gran quantità di Milf che imbottivano appositamente i figli di barbiturici e ammoniaca nella speranza che Dr Ross gli palpasse il culo o per lo meno gli guardasse nella scollatura.
Ma lui aveva fatto il giuramento di Ippocrate ed era una brava persona, quindi non lo faceva. Salvo mettere incinta la capo sala di due gemelli e accettare il giorno dopo un lavoro in un’ altra città, in un altro Stato, in un altro continente. Quindi George lasciò la serie che perse di mordente in maniera definitiva. 






Sebbene ER abbia gettato le basi per una medicina alternativa e deprecabile, il vero Dottore in Tv, l’unico e il solo che abbia dato una validità scientifica e una botta di vita alle nostre ipocondrie il Giovedì sera, è lui, Dr House, medico internista, infettivologo, cardiologo, pediatra, ginecologo, dentista, oncologo (non come il suo migliore amico, che è uno scarso), podologo, fisioterapista, angiologo, frenologo, veterinario, tubista etc.
Per noi dei pressi di Miano è stato importante seguire questa serie perché non solo abbiamo scoperto l’importanza del lupus per gli americani, ma abbiamo potuto imparare che un bel giorno la tua lingua può cominciare a gonfiarsi senza motivo in un processo irreversibile e vivere di vita propria. Mentre in un ospedale normale o al Cardarelli ti avrebbero già sepolto vivo nella cappella di famiglia insieme alla lingua, Dr House non si arrendeva e dopo aver scartato il lupus a prescindere, mandava la sua equipe di medici giovani e scadenti in una specie di spedizione punitiva. Loro ti entravano in casa senza nessuna autorizzazione, si facevano i cazzi tuoi e a un certo punto sotto il lavandino del bagno, dietro ai tubi di scarico ci trovavano una muffa potente con all’interno il batterio lingua mors mortis che era la causa della lingua rigonfiata (così si scopriva che il paziente era un tubofilo che si chiudeva in bagno per accoppiarsi con i tubi di scarico) e chiaramente Dr House aveva l’antidoto che il più delle volte era una Vivin C , una siringa di Toradol o una fetta di pastiera. 
Ma il fascino di Dr House non era nelle sue capacità né nel fatto che zoppicava. Il vero fascino scaturiva dalla sua arroganza, dai suoi modi burberi, dal suo essere sopra le righe; insomma, dal fatto che era uno scostumato senza creanza. Ora, finché lo faceva al Princeton Plainsboro Teaching Hospital, va tutto bene, ma noi dei pressi di Miano abbiamo provato a immaginare Dottor House al Loreto Mare con una famiglia del Cavone. Il figlio più piccolo è malato,  Dr House mentre cerca la cura sfotte la nonna che piange per il nipote; lo fa davanti al padre del bambino che è un pluri-pregiudicato appena uscito con l’indulto o magari alla mamma che è 200 kg di femmina con i bicipiti di 50 cm di diametro e le zie che sono ancora più massicce della mamma. Dicevo, abbiamo provato a immaginare la scena e Dr. House è diventato improvvisamente un film di Quentin Tarantino. 






Di quello che è stato oltre Dr. House non vogliamo nemmeno parlare perché Grey’s Anatomy è scandaloso, l’ospedale di Seattle è una casa chiusa, i dottori non fanno altro che accoppiarsi dalla mattina alla sera manco i conigli e quando poi arriva al pronto soccorso uno che ha fatto un incidente e ha perso la materia grigia sul marciapiede e tre quarti del cervello, loro giustamente si aggiustano le mutande, si chiudono le cerniere e vogliono operarlo, che pure al Pellegrini sanno che è già clinicamente morto...e che cazzo!





Il filone al femminile: l'emancipazione 

Il filone dell’emancipazione al femminile nelle serie tv è affascinante e interessante quasi come seguire gli sviluppi della gravidanza di Belen su libero.it

Poiché quando si parla di emancipazione femminile nell’80% dei casi si tratta di un processo irrimediabilmente diretto verso il degrado della specie umana, noi dei pressi di Miano non potevamo lasciare nel dimenticatoio Brenda Walsh e le angherie che è stata costretta a sopportare pur di essere accettata da quell'anoressica, alcolizzata di Kelly Taylor.
Brenda si trasferisce dal Minnesota a Beverly Hills. Lei è un po’ triste, ma tutto sommato sta bene. Non scende neanche dalla macchina per scaricare i bagagli che Kelly è già ad attenderla in giardino per andare a fare shopping. Brenda vive il suo primo disagio: ho 16 anni non ho ancora la Mastercard Platinum. Neanche al Peach Pit Brenda è al sicuro: ordino un cheeseburger e poi non lo vomito? 
Il vero cataclisma si scatena quando Kelly viene a sapere che Brenda è ancora vergine. Non chiude occhio per settimane. Quando Brenda decide finalmente di far felice Kelly e di concedersi a Dylan senza volerlo, ovviamente lo fa con un preservativo scaduto quindi dopo qualche settimana è costretta a fare il test di gravidanza (Kelly all’epoca ne faceva già tre al mese) che esce negativo e che poi giustamente butta nel secchio della spazzatura della cucina in cui la madre fa la differenziata. È allora che Kelly perde ogni speranza e lascia perdere Brenda e il disperato tentativo di riprenderla dalle montagne verdi del Minnesota. 
Noi dei pressi di Miano siamo felici che Brenda Walsh sia rimasta la stessa di sempre anche se riconosciamo a Kelly Taylor il merito di averle fatto buttare i maglioni a collo alto con le renne. 





Da Kelly e Brenda a Sex and the city ne passano di zoccole sotto ai ponti, però sicuramente le avventure delle 4 tardone a Manhattan hanno segnato un punto di non ritorno decisivo per l’emancipazione della donna. Le quattro ragazze (sì, forse una volta) rappresentano, con la loro totale assenza di personalità, 4 modelli di femminilità devastata e che a nostro avviso giustificano il femminicidio e l’infibulazione di fronte a qualsiasi tribunale del Mondo. 

Carry: la borderline mantenuta. Carry scrive articoli sul sesso e le relazioni e con un unico pezzo in una rubrica settimanale può permettersi di fare shopping tutti i giorni da Chanel e Louis Vuitton. Noi sappiamo che Carry non ha nemmeno gli occhi per piangere ma guarda caso si innamora di Mister Big, un miliardario che la va a prendere in limousine, che la porta nei migliori ristoranti di New York, che le paga l’affitto. Lei vorrebbe farci credere che lo ama e che in nome del suo amore sopporta l’immaturità sentimentale di Mister Big e tutte le sofferenze che le procura ma noi sappiamo che senza Mister Big, Carry starebbe in un vascio nella Sanità e si comprerebbe i vestiti del veglione da H&M.

Samantha: la zoccola per antonomasia. Su Samantha c’è poco da dire. L’unica cosa che non capiamo è come possa essere arrivata a 50 anni senza contrarre l’Aids e la sifilide. Le piattole non le ha mai avute perché si rifiutano di averci a che fare.

Charlotte: la vaiassa dell’Upper East Side. Charlotte non è altro che Annarella di Gigi D’Alessio trapiantata nella New York bene. Lei vuole solo sposarsi con un professionista, avere una bella casa pulita, un cane, tre figlie e fa quello che ogni brava vrenzola fa non appena si sposa e  non deve più mettere da parte i soldi per sposarsi: licenziarsi.

Miranda: il quadro di lontananza. Miranda, con una brillante carriera da avvocato, è la moralizzatrice del gruppo, ovvero un cesso antipatico che ha sempre una parola acida per tutti. Lei si sente Giovanna D'Arco e vorrebbe il premio Nobel per la chimica perché fa quello che il 90% delle donne ormai fa: lavorare e pulire casa.


Le giornate (e le puntate) si svolgono tutte allo stesso modo:

Le 4 ragazze si vedono per colazione al bar e parlano di cazzi. 

Le 4 ragazze si vedono per pranzo al ristorante e parlano di cazzi.

Le 4 ragazze si vedono per cena al ristorante e parlano di cazzi. 


Noi dei pressi di Miano ancora non abbiamo capito come facciano ad avere sempre appetito con tutto quel parlare di cazzi a tavola. 



Sono molte le cose da dire e sono tantissimi gli interrogativi sconfortanti e senza risposta a cui ci portano le serie tv, come per esempio: 
Perché nelle serie quando parlano al telefono improvvisamente attaccano la cornetta senza salutarsi? Perché il Signor Sheffield che è miliardario, invece di assumere una tata qualificata per i suoi figli assume una sciampista che veste come una battona? 
Perché Dowson Leary non si suicida nella prima puntata? 
E soprattutto, Super Vichy che leggeva I Miserabili sfogliandolo in 40 secondi, qualcuno si è mai preso la briga di chiederle un riassunto della storia o di farle delle domande serie per vedere se l’avesse letto veramente? 

Niente. Interrogativi che non avranno mai risposta ma che ci rimandano ai soliti assiomi già postulati nei pressi di Miano: 

Gli americani sono tutti scemi. 

Gli americani sono tutti obesi.

Noi siamo peggio degli americani perché proviamo a imitarli.




(Post scritto in occasione della serata serial allo Spazio Torchio di Somma Vesuviana. Grazie a tutti i ragazzi del Torchio e in particolar modo a Daniela per essere andata avanti nonostante tutto, tutti e soprattutto il microfono)