lunedì 14 gennaio 2013

Il Luogo




Il rapporto con il proprio luogo di origine è di sicuro uno dei rapporti più problematici che l’uomo si trova ad affrontare nella propria vita sin dalla nascita (salvo poi sposarsi con un ubriacone violento o avere la madre  ninfomane, che è sicuramente più problematico). Noi dei pressi di Miano siamo in particolar modo affascinati dal rapporto contraddittorio che vivono i napoletani con la propria città.
Di seguito un breve estratto dal libro di riferimento “Sociologia a 5 centesimi” sull'argomento.
Sono state riportate solo le tipologie che ho ritenuto più interessanti .

Tipologie A: Quelli che non se andrebbero mai

Sottogruppo 1: Quelli ricchi

Grazie al cazzo. Se io avessi una casa di proprietà a Via dei Mille e il posto auto e motorino per i 3 figli, signora delle pulizie, badante per la nonna, baby sitter per l'ultima arrivata, cane, giardino/terrazzo/balcone/lucernaio vista mare e scendessi in centro quando mettiamo un Mario Rossi X a caso venisse a trovarmi nel fine settimana da Roma e allora io lo porto a vedere Cappella San Severo, i pastori, poi una pizza da Sorbillo, poi passeggiata sul lungomare liberato poi caffè al Gambrinus, poi si torna a casa, una doccia veloce e ti porto ai Baretti a Chiaia, allora sì che Napoli è la città più incredibile del mondo. Allora sì che il cestino che scende dal balcone ti sembra uno spaccato di vita quotidiana affascinante. E così che magicamente i palazzi fatiscenti del centro storico diventano un paesaggio suggestivo in cui il moderno e l'antico si incontrano in una autentica combinazione di stili (quando per esempio sempre tu, non devi pregare Dio che non ti faccia cadere un pezzo di intonaco in testa mentre vai a lavoro e allora preferisci camminare al centro della strada prendendoti tutte le bestemmie degli automobilisti ma in ogni caso è più sicuro e senz'altro sarebbe una morte più dignitosa, salvo che poi hai la presunzione di individuare la traiettoria precisa del pezzo di intonaco e non metti in conto la parabola e eventuali correnti del nord).
Comunque non voglio dilungarmi con te perché ci siamo intesi. Sia ben chiaro io e tutti quelli nei pressi di Miano ti invidiamo e ti stimiamo e continua così.

Sottogruppo 2: Quelli che resistono

Non sono tra i miei preferiti. Preferisco i ricchi perché loro in fondo sono più onesti e soprattutto i ricchi amano veramente questa città. I ricchi sono quelli che quando il telegiornale trasmette una notizia spiacevole che riguarda Napoli, ci restano davvero male. Sono quelli che quando sparano a qualcuno a Marcianise e il giornalista dice "sparatoria a Napoli" ancora hanno la forza di dire "quella non è Napoli, quella è provincia di Caserta!". Quelli che resistono in realtà non amano la città ma la città non è altro che l'ennesima proiezione dell'immagine vincente che hanno di loro stessi. Sono quelli che in fondo quasi gli fa piacere se succede qualcosa di spiacevole in città perché loro così possono prendere lo Smartphone, scorrere la rubrica, chiamare il primo amico che si è dovuto trasferire a Milano e riaffermare con più forza: "no, io non me ne vado, resisto".
Quello che generalmente caratterizza quelli che resistono è :
- famiglia benestante
- casa di proprietà
- lavoro sicuro ben retribuito
- rapporti sociali soddisfacenti e cerchia di amici all'interno della quale ci si è ritagliati un ruolo ben definito.
Quelli che resistono in genere si fanno promotori di iniziative culturalmente interessanti ma umanamente degradanti tipo: cineforum all'aperto, reading pubblici, piece teatrali inaccessibili ai più. In genere scomodano i Classici a secondo dei loro umori e quando sentono dell'ennesima persona che va via da Napoli o per lavoro o per altro, lo dicono chiaramente, o lo pensano e te lo lasciano intendere, ma quello che vogliono esprimere è: "certo, se tutti se ne vanno, questa città la lasciamo in mano ai delinquenti...etc". Perché invece, certo, se tu resti, i Casalesi si distruggeranno per autocombustione quando leggerai ad alta voce Il Fu Mattia Pascal.
Noi dei pressi di Miano oltre a ricordarvi che non siete nati nella striscia di Gaza volevamo dirvi che non vi invidiamo per niente. Ci fate un poco tenerezza.

Curiosità: tra i ricchi e quelli che resistono generalmente intercorrono rapporti di amicizia. I ricchi hanno bisogno di quelli che resistono per sentirsi meno in colpa quando analizzando la loro posizione personale (o estratto conto) capiscono di essere dei privilegiati, quelli che resistono hanno bisogno dei ricchi sia perché sono ricchi e il loro salotto può sempre ospitare le loro innumerevoli iniziative, sia perché possono parlarne male quando la loro teoria della resistenza comincia a vacillare e allora hanno bisogno di evidenziare la posizione di privilegio di cui godono i ricchi mentre invece loro no, per carità, resistono sotto i ponti.
Ma c'è da aggiungere un'altra cosa. Quelli che resistono lontano da Napoli non concluderebbero niente. 
I ricchi no. 
Loro sarebbero qualcuno ovunque.

Tipologia B: Quelli che non ritornerebbero mai

Li abbiamo quasi tutti. Lo zio a Milano, la cugina a Bergamo, il fratello a Padova. Ma noi dei pressi di Miano ci soffermeremo sulle nuove generazioni di emigranti e non sulla nonna che vive a Torino e che ora è leghista e mette l'articolo determinativo davanti al tuo nome.
Quelli che non ritornerebbero mai, i nostri amici, dopo un poco che sono stati via e ritornano in occasioni quali per esempio il Santo Natale, quando li vediamo per giocare a carte o a tombola, hanno un solo obiettivo: raccontarci quanto il loro tenore di vita sia migliorato, quanto professionalmente si sentano soddisfatti, quanto ora si rendano conto dell'arretratezza in cui hanno vissuto per anni. Quelli che non ritornerebbero mai, neanche scendono dalla macchina che ti fanno vedere le foto sul cellulare della nuova casa di 3 stanze che pagano 1.800 euro ma che in proporzione a quello che pagavano per il monolocale a Napoli è tutta un'altra storia. Poi i locali? Lì un'altra cosa, non come qui. Le donne? che ve lo dico a fare.
Se però li osserverete bene, in poco tempo il loro malessere si manifesterà inequivocabilmente. E potrete capirlo da alcuni elementi:
- La Pizza. La prima cosa che vogliono fare non appena arrivano è mangiarne una. Salvo poi costringerti in una settimana ad andare da Sorbillo quasi tutte le sere. Loro ti diranno che dove vivono ora è tutto perfetto, però certo, la pizza, la mozzarella, tutta un'altra storia. Poi ti diranno anche che dove vivono ora la pizza anche è buona, però è diversa, più sottile. Tu non credergli mai.
- "Si sta così bene, ma perché non vieni pure tu?". Sono talmente soddisfatti che in quei 5 giorni in cui sono qui, descrivendoti l'idillio culturale e professionale in cui si sono ritrovati, proveranno a convincerti ad andare via con loro. "Ma perché non ci fai un pensiero? lì potresti..." è quello che ripeteranno in maniera ossessiva a te, agli amici in comune, ai parenti, al cane del vicino, al pizzaiolo di Sorbillo. Tu, di nuovo non credergli mai.
- Effetto Giuliacci: lo stato su Facebook. Se per curiosità vai un attimo sul loro profilo Facebook ti renderai conto che il novanta per cento dei loro stati è sulle condizioni climatiche.
Dicembre: Nevica!
Gennaio: che pioggia!
Febbraio: Finalmente un po' di sole!
Marzo: Ma è di nuovo Natale? Neve!
Aprile: questo vento non ci voleva proprio!
Maggio: Finalmente un po' di sole 2!
E così via. Poi scorrendo la pagina ti accorgi che non solo sono gli indiscussi campioni di Ruzzle, ma anche che con Shazam puoi ascoltare un sacco di bella musica. Bene. Va tutto bene.

Tipologia C: Quelli che "lontan de Napoli se moeur"

Per questa tipologia non spenderò parole inutili ma rimando alla intera filmografia di Mario Merola. Già è stato detto tutto.

Tipologia D: Quelli che Sognando California.

Tra i miei preferiti. Sono quelli che nella vita tutto si aspettavano tranne che di restare a Napoli. Quelli che magari un po' il Mondo se lo sono girati, che hanno studiato fuori, che ancora ricordano l'Erasmus con le lacrime agli occhi, che chissà dove si immaginavano oggi e invece la malaugurata sorte li ha costretti, vuoi per un motivo, vuoi per un altro, a restare a Napoli o anche peggio nella provincia più remota. Quando li incontri dopo parecchio tempo e gli chiedi "che stai facendo?" loro la prima cosa che ti rispondono è: "Al momento sono a Napoli". E tu te li immagini lì, con la valigia mai disfatta completamente, con un piede a Capodichino e uno a Capodimonte e pensi: ma che vorrà dire con "al momento"? Lascia perdere. Non vuol dire niente. Se vuoi fare un'opera buona, va' sul loro profilo Facebook e quando scrivono con il localizzatore che si trovano sull'Isola di Pasqua, clicca "mi piace".

Adesso basta. Noi dei pressi di Miano abbiamo voluto analizzare inutilmente e superficialmente alcune delle categorie che ci stanno più a cuore in questa eterna lotta del Should I stay or should I go? tralasciando quelli che una settimana non se andrebbero mai manco fossero 'Quelli ricchi' e la settimana successiva scapperebbero volentieri a Voghera con il primo treno (che poi è la maggior parte del Mondo in ogni parte del Mondo, in ogni istante). Quello che però ci preme dire è soprattutto che in definitiva, se sei veramente felice e convinto di quello che fai e del posto in cui lo stai facendo, di certo non sentirai l'esigenza di avvilire il prossimo nel tentativo di convincerlo che la tua scelta è la migliore. È decisamente questa la Tipologia che preferiamo.  
Quindi ricorda, in generale: Non avvilire il prossimo tuo come te stesso.

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