martedì 15 gennaio 2013

Tutto ciò che è Real(Time) è razionale







Tutto ciò che è Real(time) è razionale






Puoi fare finta che il problema non ti appartenga e ignorarlo, o puoi semplicemente glissare l’argomento dicendo che tu la televisione non la guardi e se la guardi è solo per vedere Report la domenica sera, ma non eliminerai il problema che è lì, davanti a te, Canale 31, Real Time.


Real Time non solo è un canale che trasmette tutti i format americani di livello più infimo ma è uno specchio sul Mondo, è la prova provata che il liberismo ha i giorni contati, che Dio è morto e che tu non ti senti molto bene. Quando pensi che gli americani abbiano veramente toccato il fondo e che tu le abbia viste ormai davvero tutte, è proprio lì che Real Time ti manda in onda la versione italiana scopiazzata dal format americano e che quindi avrà: riprese peggiori, regie peggiori, attori peggiori, scenografie peggiori, sceneggiature peggiori.


Ma andiamo ad analizzare dettagliatamente il problema, che è quello che poi ogni filosofia occidentale che si rispetti fa, e noi non vogliamo essere da meno.






Cosa è Real Time?






Il leitmotiv è sempre lo stesso: riprendere momenti di vita reali, vissuti da persone reali, in momenti reali. L’obiettivo è quello di trasmettere gli attimi più imbarazzanti e degradanti che un essere umano può vivere nell’ arco di una giornata, di un mese e addirittura di un anno. Detta così sembra una specie di esperimento voyerista ad opera di alcuni nostalgici di Sigmund Rascher, e forse lo è...Oh, Dio! Forse davvero lo è!...






Ma andiamo avanti.






Seguendo Real time per una giornata intera (se non l’avete mai fatto, vi consiglio di farlo – e non fate così, ve l’ho detto, se avessi un lavoro a tempo indeterminato non lo farei nemmeno io!) la cosa che vi destabilizzerà dopo poco è che gli americani sono tutti obesi. Questo vi porterà a non distinguerete Obesi: un anno per rinascere, da 24 ore in sala parto o Abito da sposa cercasi. Ma non scoraggiatevi; con il tempo vi abituerete e sarà un gioco da ragazzi.


Ho di seguito selezionato alcuni dei format (americani e italiani) più interessanti, supportata da ineguagliabili discussioni serali intercorse nei miei migliori cenacoli, con gli amici più colti.














Cortesie per gli ospiti






Se non fosse che a me personalmente Alessandro Borghese sta simpatico, vuoi perché ha origini napoletane, vuoi perché è il figlio di Barbara Bouchet e quindi non deve aver avuto un’infanzia facile, lo eleggerei “programma più irritante dell’anno”. Due concorrenti si sfidano ospitando per cena un esperto di cucina (Alessandro Borghese), un esperto di buone maniere (Riccardo Vannetti) e una esperta di interior design (Chiara Tonelli) e chi nel corso della serata si distinguerà per buone maniere, cucina e arredamento, si aggiudicherà il premio che consiste in niente. Ecco la prima falla. Io passo una settimana a organizzare la cena, spendo chissà quanto per assicurarmi i prodotti migliori, passo la serata con una mazza ficcata non vi dico dove, magari vinco e cosa vinco? Niente. Ma questo non è l’aspetto peggiore. Sebbene i tre giudici si facciano portatori sani di educazione e savoir faire, la cena è intervallata da riprese fuori onda in cui i tre si chiudono in camera da letto e passano un quarto d’ora a offendere tutti i commensali. Il re indiscusso di questo quarto d’ora di acidità allo stato puro è proprio quella checca del life style seguito da quella zitella frustrata dell’interior design. Complimenti. Non solo venite pagati per cenare a scrocco, ma poi avete pure da ridire se uno appoggia i gomiti sul tavolo per 30 secondi?


C’è da fare una precisazione. Sebbene l’idea portante della trasmissione delle due cene di sfida sia carina, quantomeno assicuratevi che il budget di partenza dei due sfidanti sia, non dico lo stesso, ma quasi. Una volta ho visto una puntata in cui uno degli sfidanti abitava in una villa sul lago di Como e per fare la spesa doveva prendere il motoscafo privato mentre l’altro abitava in una palazzina in centro sovraffollata. Certamente se uno si fa arrivare il caviale tutti i giorni dalla Russia potrebbe partire ‘leggermente’ avvantaggiato.


Mi sento però di spezzare una lancia in favore dei giudici e in particolar modo del life style che in realtà invidio: cari partecipanti (o aspiranti tali), lui non sa più come dirvelo, ma volete smetterla di apparecchiare mettendo le tovagliette americane sopra la tovaglia? Non è difficile: o le tovagliette o la tovaglia, ok?


Alla fine di questa cena-strazio, dopo innumerevoli insulti gratuiti travestiti da complimenti, i tre annunciano il vincitore e successivamente dispensano tre consigli, distinti in base alle diverse competenze, allo sfidante sconfitto.


Proprio come in Cortesie per gli ospiti, noi della scuola dei pressi di Miano, vogliamo dare tre distinti consigli ai giudici:


Per l’esperto di Cucina: smettila di mangiare, hai preso 30 kg da quando stai su Real Time.


Per l’esperta di interior design: il sesso a pagamento non è più un tabù nemmeno per le donne. Pensaci.


Per l’esperto di buone maniere: Mio nonno diceva “quando si mangia si combatte con la morte”. Qualche volta puoi pure stare zitto.
















Grassi contro magri






Finalmente gli americani. Grassi contro magri consiste nel rinchiudere in una villa asettica e arredata malissimo, un obeso e un anoressico per una settimana costringendo l’obeso a mangiare quello che mangia l’anoressico (in genere il caffè) e all’ anoressico quello che mangia l’obeso (patatine fritte dentro la cheese cake a colazione). Bene. Cosa dire. Il senso del programma è quello di sradicare le cattive abitudini alimentari dell’obeso affibbiandogli quelle dell’anoressico e viceversa. Tipo chiamare e pagare un nutrizionista per una settimana che dia una dieta equilibrata a entrambi, no, eh? L’aspetto più inquietante è che c’è una stessa versione del programma dedicata ai bambini e quindi uno si rende conto che ci sono dei genitori disposti a rinchiudere i figli in quella villa per una settimana per insegnargli a mangiare peggio di quanto già non facciano nelle proprie case. Un assistente sociale e un nutrizionista no, eh?
















Ma come ti vesti?






“Certo, e voi vi siete visti?” Potrebbe essere il programma-risposta a Ma come ti vesti?, trasmissione in cui Carla Gozzi ed Enzo Miccio (rispettivamente imparentati con l’interior design e il life style di cui sopra, ne sono certa), insegnano al povero malcapitato di turno ad indossare vestiti ridicoli, scomodi e in cui loro, sempre i malcapitati, non si riconoscono affatto.


Lo svolgimento è quasi identico a Cortesie per gli ospiti solo che non si mangia: i due esperti di immagine passano tre quarti d’ora ad offendere il partecipante, a schernirlo pubblicamente e poi privatamente. Quando credono di averlo tramutato da brutto anatroccolo a cigno solo perché gli hanno consegnato una carta di credito piena di soldi e tagliato i capelli la trasmissione finisce e il poveretto non avendo più la carta di credito della produzione continua ad indossare quei vestiti per giorni e giorni, anni, e pure quando saranno ormai lisi e consumati. Almeno questo è quello che immagino io.


Ma l’acme della sensibilità si raggiunge quando mettono mano all’armadio del poveretto/poveretta e cominciano a gettare i vestiti nella spazzatura. Non si fermano davanti a niente. Neanche quando il concorrente in lacrime dice: «Ti prego questa gonna no, era di mia madre che è morta!». Niente, non ne vogliono sapere. Enzo Miccio ti guarda con sdegno e al massimo aggiunge: «E non poteva morire prima di lasciartela?».


In definitiva la visione di questo programma è uno strazio continuo e ne consiglio la visione solo ai duri di cuore e ai cazzimmosi puri.
















Sepolti in casa






Non so bene se in realtà sia tutta una finzione e l’intera trasmissione è una metafora o meglio un riferimento banale e scontato al capitalismo, al potere delle multinazionali etc., all’opulenza e il consumismo di noi occidentali oppure questi veramente fanno.


Sepolti in casa racconta la storia di una persona che fino a un certo punto stava bene ed era felice e poi a seguito di un trauma comincia ad accumulare cose in casa propria fino a quando non può più nemmeno camminare o andare a dormire e le blatte la fanno da padrona. Questo per anni. Finché un giorno il figlio o la figlia o il marito o la moglie che nel frattempo si sono trasferiti a San Francisco, in una casa fantastica, facendosi i cazzi propri come se niente fosse, tipo colpiti da un fulmine a ciel sereno, si bloccano sul lettino della loro villa a Malibù con il Daiquiri frozen in mano e ricordano: «Cacchio! se mia madre nel tempo ha accumulato roba alla velocità costante di 8 scatoloni presi per strada al secondo, adesso è sepolta in casa!».


E a quel punto chiamano la Produzione televisiva per risolvere il problema, si infilano nel loro macchinone e arrivano dalla madre. La quale giustamente fa resistenza, non vuole buttare le cose che ha accumulato nel tempo, schifa la produzione, schifa il figlio che le ha anche portato a conoscere i nipoti che non ha mai conosciuto, schifa i nipoti che non ha mai conosciuto, piange, urla e si dimena.


E giustamente vuole rimanere con le sue blatte, che di sicuro sono meglio del figlio.


Signora continuate ad accumulare cose, noi dei pressi di Miano siamo d’accordo con voi. Anzi, se volete vi veniamo a dare una mano.
























Abito da damigella cercasi






Non so se negli Stati Uniti le spose sono tutte delle deficienti oppure è un caso, ma Abito da damigella cercasi è veramente una offesa al genere umano.


In questa trasmissione la sposa accompagna le sue 15 damigelle (il numero varia ma non è mai inferiore a 5) a scegliere ed acquistare gli abiti da indossare al suo matrimonio. Sarebbe tutto perfetto se non fosse che generalmente la sposa vuole vestirle come delle torte ricotta e pera e le damigelle invece vogliono vestirsi come Jessica Rabbit, un po’ perché devono trovare marito al matrimonio dell’amica un po’ perché Jessica Rabbit con il suo vestito rosso di paillettes non è solo la Coco Chanel dei Quartieri Spagnoli ma anche degli interi Stati Uniti.


La trasmissione quindi si sviluppa 20 minuti senza svilupparsi. Donne che provano vestiti osceni e orripilanti, poi litigano, poi si strappano i vestiti di mano, poi ‘l’intelligente emotiva’ del gruppo scoppia a piangere etc. Alla fine si trova un accordo e le damigelle indosseranno un vestito che è a metà tra una ricotta e pera e un vestito rosso di paillettes.



















Conclusioni






Tante e troppe sarebbero le cose da aggiungere, ma quello che più mi preme scrivere a seguito di questo utilissimo studio inutile sono i punti cruciali, i nefasti assiomi, a cui questa ricerca ci fa approdare:






- Gli americani sono tutti scemi






- Gli americani sono tutti obesi






- Noi siamo peggio degli americani perché li vogliamo imitare






- La dieta mediterranea è oggettivamente la cosa migliore che ci sia mai capitata






- Le blatte, certe volte, sono meglio delle persone













4 commenti:

  1. Se sarò licenziata sarà a causa della sezione "Sepolti in casa". Ho provato a trattenere le risate fino alle lacrime ma non ci sono riuscita e mi hanno sgamata.
    Il web aveva bisogno di te Shosanna!

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  2. Ho la risposta ad una delle tue domande, si, la maggioranza degli americani e' obesa, e io adoro fare shopping negli Stati Uniti, perche' le taglie sono piu' grandi, e non ti senti un mostro come succede in Italia!
    Complimenti per il blog, si prospetta interessante!
    Nura dallo scoglio

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  3. Grazie mille Nura!In effetti non è una cattiva idea quella di andare negli Stati Uniti per fare shopping. Sicuramente è più sano che cominciare la dieta Dukan!:-)

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  4. Aggiungo varie postille:
    1) Cavoloo me ne frega di come si pescano i gamberi?
    2) Vivo nella cittá della Ricotta e Pera, cosa cavolo m´insegni mio caro Buddy Valastro? Le tue torte saranno anche dei divertenti presepi ma la mia amata sfugliatella ti umilia
    3) Vivi in una nazione dove bere alcolici al di sotto dei 16 anni equivale allo spaccio di droga ma vendere armi é facile quasi quanto comprare ó tracche e Insigne a capodanno e mi propini ben 2 programmi sui venditori di armi, facendoli passare per commercianti eclettici qualsiasi.
    4) Che cavolo me ne frega di come si pescano i granchi ?
    Da un rivoluzionario Ciro Dell'aglio da Miano a voi in studio.
    4 ore fa

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